Roberto Saviano...

06.03.2016 21:20

Roberto Saviano vive da tempo sotto scorta da quando ha scritto sulla mafia napoletana. Ora è deciso a svelare la complicità del capitalismo con i signori del narcotraffico sud americano

Pablo Escobar fu “il primo a capire che non è il mondo della cocaina che deve orbitare attorno ai mercati, ma sono i mercati a dover ruotare attorno alla cocaina”. Certamente, Escobar non la mise in quel modo: questa eretica verità fu postulata da Roberto Saviano nel suo ultimo libro Zero Zero Zero, il più importante dell’anno e il più convincente mai scritto su come il narco-traffico funzioni. È un libro che parla di che cosa debba esser raccontato alla fine d’un altro anno di guerra alla droga che si diffonde ulteriormente e più a fondo, che narra ciò che non imparerete da Narcos, Breaking Bad o dagli innumerevoli rapporti ufficiali.

Il realizzazione che la cocaina per il capitalismo è centrale per il nostro universo economico ha reso Escobar il Copernico della criminalità organizzata, afferma Saviano, aggiungendo: “Nessun business nel mondo è così dinamico, così irrequietamente innovativo, così leale al puro spirito del libero mercato come il business globale della cocaina.” Sembra semplice, ma non lo è – è rivoluzionario e, dice Saviano, spiega il mondo.

 “Il capitalismo” dice Saviano “ha bisogno delle associazioni e dei mercati criminali … Questa è la cosa più difficile da comunicare. Le persone – persino quelle che studiano le organizzazioni criminali – tendono a sottovalutarlo, insistendo sulla separazione fra il mercato nero e quello legale. Questa è la mentalità che porta la gente a pensare in Europa e negli Stati Uniti di un mafioso che va in prigione come un bandito, un gangster. Non è così, lui è infatti un businessman, e il suo business, il mercato nero, è divenuto il più grande mercato nel mondo.”

Questa è la perspicace eresia di Saviano. Per decenni, scrivere sulla mafia globale presupponeva una separazione manichea fra poliziotti e ladri; da una parte la nostra società sana e l’applicazione della legge che combattono il crimine organizzato dall’altra (con occasionali sbagli da parte dei primi). Ma il percorso segnato da Saviano e da pochi altri demolisce quel rapporto, sostenuto da ogni recente sviluppo nell’incubo del narcotraffico in Messico, incluso e specialmente la fuga, di nuovo, dell’erede del “mantello” di Escobar, Joaquin “El Chapo” Guzman, dal supposto carcere di massima sicurezza. I cartelli narcos come quello di Guzman non sono avversari del capitalismo globale, e nemmeno la sua parodia; essi sono parti integranti – e pionieri – del libero mercato. Sono il loro modello di comportamento.