CateRenzi-piller...

17.01.2014 23:48

La determinazione di Matteo Renzi nel proporre un sistema elettorale che garantisca la governabilità anche a costo della morte politica dei partitini presenti in Parlamento (fra cui gli alleati di governo) era inevitabile che portasse allo scontro frontale. Giorgio Napolitano, Enrico Letta e Angelino Alfano hanno cercato in tutti i modi di mettere le redini al segretario del Pd ma il compito si è presentato più duro del previsto.

Renzi è andato avanti come un caterpillar e le campagne montate ad arte per delegittimarlo (come ad esempio quella sui «matrimoni omosessualiAncora una volta, l' estensione al pubblico di norme già in vigore per i privati avviene in modo parziale e selettivo, riservando a noi solo gli aspetti punitivi e derogando quelli che potrebbero comportare miglioramenti. » che Renzi vorrebbe introdurre secondo Alfano) si sono rivelate per quello che sono e cioè aria fritta.

Sul sistema elettorale Renzi è ad un passo dall’accordo con Berlusconi sul modello spagnolo (i dettagli sono già stati definiti da Denis Verdini per Forza Italia e dal prof. Roberto D’Alimonte per il Pd) e questo ha costretto i tre minori della maggioranza (Nuovo centrodestra, Scelta Civica e Popolari per l’Italia) e i filo-governativi del Pd a sfidare apertamente il segretario del Pd.

Il primo affondo arriva da una nota congiunta dei capigruppo dei tre partiti minori della maggioranza in cui si parla, in sintesi, di «crisi di governo al buio» se non verrà cercata «un’ampia intesa di coalizione sulla legge elettorale» dichiarandosi pure disponibili a condividere con il Pd «un pacchetto di riforme che prevedano il superamento del bicameralismo paritario, una legge elettorale che garantisca rappresentanza delle culture politiche, governabilità e stabilità degli esecutivi, anche attraverso un modello di doppio turno e una significativariduzione del numero dei parlamentari»

Il secondo affondo, invece, arriva, dalla minoranza del Pd (perlomeno in direzione). Il bersaniano Alfredo D’Attorre ha ricordato al segretario che la maggioranza dei parlamentari non è renziana e che loro non voteranno mai il sistema spagnolo. «Per fare un accordo con Verdini, non possiamo resuscitare in un solo colpo il Porcellum e Berlusconi» sembra essere la preoccupazione maggiore di D’Attorre dimentico dei tanti accordi che il Pd ha fatto con Berlusconi in questi anni (fra gli altri Bicamerale, governo Monti, governo Letta, riforma della Costituzione).

Renzi, però, non cede. E' convinto che la minaccia di voto anticipato sia un bluff e non ha tutti i torti. Per due motiviPrimo. La legge elettorale attualmente in vigore (cioè quella residua dopo la sentenza della Consulta), pur essendo proporzionale, prevede una soglia di sbarramento del 4% alla Camera e dell'8% al Senato e nessuno dei partitini della maggioranza ha la certezza di superarla. Per molti dei loro deputati è la prima esperienza in Parlamento ed è difficile credere che opteranno per lo scioglimento anticipato delle Camere.   Secondo. Anche moltissimi parlamentari del Pd sono alla loro prima esperienza e sfidando apertamente il segretario si pregiudicherebbero la possibilità di essere ricandidati.