PIL... lento...

14.02.2017 23:06

L'Italia prosegue nella sua crescita "stabile, ma modesta", in cui i bassi tassi di interesse e la rafforzata domanda esterna agiscono da fattori positivi, mentre le "debolezze strutturali", "l'incertezza politica" e il "lento aggiustamento del settori bancario" sono di ostacolo a una più solida ripresa. La crescita del Pil dell'italia nel 2017 e 2018 è la più lenta di tutta la zona euro e di tutta la Unione Europea, che presenta dati più solidi, circondati tuttavia da forti incertezze legate alle politiche di Donald Trump, alla Brexit e alle prossime elezioni in diversi Stati chiave.

PIL. La Commissione Ue rivede al rialzo la sua precedente stima di crescita sul 2016, portandola da +0,7% a +0,9%. Confermate invece, le previsioni per il 2017, con il Pil invariato a +0,9%, mentre per il 2018 la stima di crescita sale dall'1% all'1,1%. Il Governo italiano stima +1% quest'anno e +1,2% l'anno prossimo.

DEFICIT/PIL Bruxelles rivede al ribasso la previsione sul 2016 (dal 2,4% al 2,3%), conferma la stima sul 2017 a quota 2,4% e la rivede al rialzo per il 2018 al 2,6% (dal 2,5%). Il governo stima 2,3% quest'anno e 1,2% nel 2018. Le stime invernali non tengono conto della manovra aggiuntiva di finanza pubblica (0,2% del Pil) ancora in fase di preparazione e decisione.

DEBITO/PIL Secondo la Commissione Ue arriverà quest'anno al record di 133,3%, mentre l'anno prossimo si porterà al 133,2%, dati superiori alle precedenti stime (133,1% per entrambi gli anni). Il governo stima invece 132,6% quest'anno e 130,1% l'anno prossimo.

La Commissione Ue prende atto positivamente dell'impegno preso dall'Italia di adottare una manovra correttiva e mette in chiaro che non c'è "nessun ultimatum all'Italia". C'è la data del 22 febbraio, quando Bruxelles ha previsto di pubblicare il rapporto di analisi e valutazione dell'attuazione della regola del debito da parte dell'Italia, ma dinanzi a un impegno chiaro e definito dell'Italia i tempi saranno un po' più lunghi. "Lasciatemi sottolineare, avendo visto la stampa negli ultimi giorni, che noi naturalmente incoraggiamo il governo ad adottare queste misure al più presto, ma che è assolutamente sbagliato parlare di un ultimatum - ha detto il commissario Ue agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici - Stiamo discutendo in un clima molto costruttivo con il governo e in particolare con il ministro Padoan". Anche dinanzi a un rapporto che metta in luce le carenze italiane, la decisione di Bruxelles sulla procedura d'infrazione potrebbe slittare a un momento successivo, dando un po' di respiro all'Italia. La questione della tempistica è tutt'altro che secondaria per l'Italia, viste le discussioni che stanno sorgendo attorno alle misure da introdurre nella manovra correttiva: i renziani hanno chiesto pubblicamente di non intervenire con aggravi di imposta, mentre Padoan ha preso l'impegno di trovare le risorse sia dal lato dei tagli di spesa sia dal lato delle maggiori entrate.

L'andamento dell'economia italiana è sensibilmente più lento del resto d'Europa. La progressione del Pil nei principali paesi della zona euro è più rapida e consistente: Germania +1,6% e +1,8%, Spagna +2,3% e +2,1%, Francia +1,4% e +1,7%. Nel 2016 solo la Grecia cresceva meno dell'Italia (0,3% contro lo 0,9% italiano). La Commissione europea ha corretto al rialzo la stima di crescita del Pil nella zona euro a 1,6% nel 2017 e a 1,8% nel 2018 rispetto alla stima precedente di autunno che indicava 1,5% e 1,7%. Nel 2016 il Pil è cresciuto dell'1,7%. Per la prima volta in almeno un decennio, scrive Bruxelles, tutte le economie dei Paesi europei sono previste in crescita per il triennio 2016-2018, anche se l'outlook è circondato da una crescente incertezza. Ci sono infatti "rischi eccezionali" sul futuro altrimenti positivo dell'Eurozona. Il macroeconomico e finanziario per l'Eurozona è infatti "fortemente messo alla prova" e l'incertezza che circonda le previsioni d'inverno è "eccezionale" a causa "del brusco cambio di politiche negli Usa, per l'incerto risultato del negoziato sulla Brexit, per le crescenti divergenze in politica monetaria a livello globale e per le imminenti elezioni in grandi Stati membri".

C.R.