L'ideologia della supplenza...
Alla fine degli anni '80 il discredito della politica delineò un nuovo quadro, la cosiddetta stagione dell’ «ideologia della supplenza», che ha comportato per un verso una condizione di "sovraesposizione" della magistratura, accompagnata dall'acquisizione in via di fatto di un potere ben più esteso di quel che non fosse "patrimonio" costituzionale della funzione giudiziaria, e per altro verso una posizione di arretramento delle forze politiche dal loro naturale "territorio" istituzionale, fino a porle quasi in una condizione di soggezione.
Fenomeno, questo, reso ancora più acuto dal subentrare della stagione di "Tangentopoli", con tutte le distorsioni che ne sono derivate e sulle quali non è qui il caso di indugiare troppo.
Certo è che, anche per la "forza" che la magistratura requirente è riuscita ad acquistare per via di un elevato consenso popolare tanto più vasto quanto più illegittimamente "ricercato" e del sostegno sempre più marcato che alcune forze politiche, vistosamente "beneficiate" dalla voluta miopia di gran parte della stessa magistratura requirente, consapevolmente quanto interessatamente, le hanno conferito, si è venuta formando in una certa parte della magistratura tutt'intera, giudicante e requirente, il convincimento di essere divenuta interlocutore istituzionale degli altri due poteri fondamentali dello Stato.
Al punto da sentirsi legittimata ad interloquire sulle scelte legislative in via di formazione, di porre veti, di stabilire condizioni, di dettare regole e percorsi, attraverso i quali consentire l'ordinato svolgersi delle funzioni più strettamente "politiche"