Il caos del personale ex Provinciale...
Correva l’anno 2014 quando, in attesa della riforma del titolo V della Costituzione, l’allora Ministro DEL RIO si faceva promotore della Legge n. 56 del 7 aprile 2014 “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”, al fine di ridisegnare organi e competenze dell'amministrazione locale liberando, al tempo stesso, gli enti succitati delle loro funzioni più rilevanti.
La Regione Piemonte intese dare una prima attuazione a quel processo avviato dalla c.d. Legge DEL RIO, attraverso la propria legge regionale n. 23 del 29 ottobre 2015, denominata, appunto, “Riordino delle funzioni amministrative conferite alle province in attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56 (Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni)”.
Siccome venivano trasferite le competenze alle Regioni, il personale dei succitati Enti che si occupava di tali materie è stato trasferito in Regione, e con la l.r. n. 23/2015 vennero trattati anche gli aspetti attinenti al trasferimento del personale provinciale nel ruolo regionale ed alla copertura finanziaria della relativa spesa.
Ma attenzione, prima bischerata regionale... con la legge regionale vennero riassegnate alle Provincie parte di quelle funzioni che la legge Del Rio aveva attribuito alle Regioni;.
Ma non solo… del contingente di personale trasferito alla Regione (circa 800 unità) circa la metà di questo venne “distaccato” nuovamente in Provincia per occuparsi di quelle materie svolte dalle Province per conto della Regione.
La normativa nazionale e regionale prevedeva che tutto il personale ex Provinciale dovesse mantenere il livello di retribuzione economica percepito originariamente in Provincia, sino ad approvazione del nuovo CCNL nonché del conseguente Contratto Decentrato a livello locale.
Ora considerato che in Regione Piemonte il salario accessorio (produttività, indennità, ecc...) percepito da ogni singolo dipendente regionale è superiore a quello percepito dai singoli dipendenti delle varie Province piemontesi, è pleonastico sottolineare che queste colleghe e colleghi ex Provinciali sono anni che, a parità di lavoro svolto, guadagnano meno dei loro colleghi regionali.
Ma non solo… le colleghe ed i colleghi “distaccati” vivono in quasi tutte le realtà lavorative provinciali una situazione di estrema confusione lavorativa.
Da un lato sono tenuti ad assicurare lo svolgimento delle funzioni regionali riassegnate alle Provincia, dall’altro i Dirigenti provinciali spesso chiedono loro di svolgere anche attività che nulla hanno a che vedere con le funzioni che legittimano la loro presenza in Provincia…
Ma non solo… risultano, di fatto, sempre “bloccati” in quelle realtà lavorative in quanto le loro risposte ai bandi di mobilità interne attivate dalla Regione sono sempre soggette alla richiesta da parte della Provincia di sostituzione contestuale di personale proveniente ovviamente dalla Regione.
Ma non solo… con il trasferimento dalle Province alla Regione, si sono persi lo “scorrimento orizzontale” (n.d.r. - miglioramento economico dovuto ad un passaggio ad un livello superiore della categoria di appartenenza) attuato in Provincia e non hanno potuto partecipare a quello effettuato in Regione perché non avevano l’anzianità di servizio richiesta.
In questo oggettivo “casino” è presente un ulteriore aspetto, giuridico ed amministrativo, che desta preoccupazione.
Ci riferiamo alla situazione di circa un centinaio di colleghe e colleghi ex Provinciali, di categoria D, che sono passati in Regione avendo già assegnata, nella Provincia di appartenenza, una POSIZIONE ORGANIZZATIVA.
Con DGR n. 28-6969 del 1 giugno 2018, denominata “DGR n. 102-6294 del 22.12.2017. Presa d’atto degli incarichi di posizione organizzativa e di alta professionalità istituiti presso le amministrazioni provinciali e conferiti su funzioni regionali”, la Giunta Regionale ha conferito carattere costitutivo ai predetti incarichi, confermando la graduazione economica in godimento dai rispettivi titolari all’atto del trasferimento ex l.r. 23/2015.
Allora... in questo elenco risulterebbero persone che nelle loro Provincie di provenienza erano titolari di posizione organizzativa con funzioni totalmente diverse da quelle che oggi svolgono in Regione.
Quindi che correlazione c’è tra la vecchia e la nuova situazione lavorativa che legittima la posizione economica oggi riconosciuta?
Ma non solo… in questo elenco molti sono i casi di disallineamento presenti tra l’attività svolta dal dipendente e la denominazione tematica dell’incarico di posizione organizzativa descritto.
Ed infine... in qualche Direzione più furbetta qualcuno ha pensato bene di portarsi avanti (rispetto ai futuri riconoscimenti economici correlati a queste posizioni) ed allora ...oplà... sono comparse denominazioni di posizioni organizzative che vanno dal "Responsabile del Servizio... al Responsabile dell'Ufficio... Esperto...", mentre in moltissime altre Direzioni le denominazioni sono tutte più neutre.
Va sempre tutto bene?
Complimenti continuate così… Qualcuno esterno alla Regione vuole, prima o poi, battere un colpo?