Il calcio italiano edi tifosi cinesi...
Continuando a parlare di Italia, dopo Vercingetorige e Arminio, il calcio.
In Cina ci sono 250 milioni di tifosi del Milan, una novantina dell'Inter. Anzi a dire il vero ora Inter e Milan sono squadre cinesi. Che i cinesi siano molto attenti al calcio italiano, ormai lo sappiamo. Ma perchè?
Di seguito un passaggio del libro "Chi ha paura della Cina" (2006) di Francesco Sisci, grande giornalista e grande conoscitore della Cina.
Eccolo:
"E’ stato costretto a un’autocritica, e perchè lo sapessero tutta la Cina e il mondo intero si è mosso l’organo ufficiale del partito e del governo, il Quotidiano del Popolo, Huang Jianxiang, il Bruno Pizzul della Cina, il telecronista più autorevole della Rai cinese, Cctv, ha dovuta fare ammenda pubblica a seguito delle vibrate proteste degli australiani indispettiti.
E lui, c’era poco da fare, era colpevole. Al 90° della sudatissima partita di calcio Italia-Australia, un attimo dopo che Francesco Totti aveva infilato in porta il gol della vittoria, Huang si era trasformato. Smessa la voce compassata e fredda con cui aveva seguito la partita fino a un istante prima, aveva preso a urlare con tutto il fiato che aveva nei polmoni: "Viva l'Italia, che l'Australia vada a casa! Grande Italia, grande Italia!". Poi, ormai roco, mentre I giocatori sfilavano verso gli spogliatoi e si scambiavano le magliette, Huang si ricordava persino che era il compleanno di Paolo Maldini, che non faceva più parte della Nazionale italiana ma che avrebbe gioito di questa vittoria come se si fosse trattato di un regalo.
Il signor Huang non era solo in questa euforia. Dalle finestre aperte per il caldo quasi tropicale di Pechino urlava mezza città, come se a vincere fossero stati i cinesi.
Il calcio italiano è infatti lo sport più seguito in Cina. (...) La serie A di casa nostra occupa sei o sette partite a settimana nella schedina cinese. I vuoi li riempiono con partite scelte dai campionati inglese, tedesco e spagnolo. Il recente scandalo sugli arbitraggi è stato raccontato senza calcare troppo sui toni, con una punta di vergogna, anche perchè aveva lo stesso sapore delle partite comprate e vendute del campionato cinese. E anche questo mal comune stringeva il cuore dei tifosi cinesi più vicino agli azzurri.
Sulla Cctv, negli intervalli delle partite il brasiliano Ronaldinho fa pubblicità all’azienda di computer Lenovo; perchè gli esperti cinesi spiegano che è vero, i giocatori del Brasile sono bravissimi, ma il vero gioco di squadra è quello dell’Italia. (...)
Che lo sport sia politica lo insegna la storia delle Olimpiadi: i boicottaggi americani contro i sovietici e viceversa, o la scenografia trionfale di Hitler per i giochi del 1936. Così i commentatori australiani si sono lambiccati il cervello per decifrare qual è la politica cinese che si cela dietro il tifo per l’Italia.
Risentimento generalizzato per le squadre di questa parte del mondo? Odio contro l’Australia, bastione americano in Asia? Alleanza subdola con i machiavellici italiani?
Di sicuro l’Italia, di Huang o del tipo dei cinesi per gli azzurri, non ne sapeva nulla. Invece i tifosi cinesi dell’Italia sanno quasi tutto. Negli anni Novanta, quando la domenica e il mercoledì Cctv trasmetteva una partita della seria A, prima e dopo la gara venivano presentate le città delle squadre in questione, la loro storia, le loro caratteristiche…
Roberto Baggio, il suo volto angelico, la sua fede buddhista erano visti come un messaggio subliminale ai tifosi cinesi. Né la trasmissione delle partite dei campionati di altri Paesi è riuscita a scalfire il fascino dell’Italia calcistica.
I passaggi stretti o lunghi, la marcatura a zona, le disposizioni geometriche dei giocatori combinano l’atletismo con la strategia militare, una delle passioni intellettuali della Cina. Al contrario, il gioco veloce e maschio degli inglesi sembra la carica dei barbari contro l’ordine spartano della legione italiana. Insomma, i cinesi nell’Italia vedono il Dna dell’antica civiltà, vedono se stessi, con i propri vizi e le loro virtù. E quindi tifano per gli azzurri."
N.M.