I nomi dei furbetti della politica...
Domani arrivano tutti i nomi dei "furbetti" di Montecitorio. Ma i primi due, esponenti della Lega, sono stati già svelati ieri dal loro partito, che li ha sospesi. Lo scandalo del bonus Covid chiesto da cinque deputati - e da tre di loro incassato - fa riaprire la Camera alla vigilia di Ferragosto. L’appuntamento è alla commissione Lavoro: venerdì alle 12 sarà ascoltato in videoconferenza il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. Un’occasione per far luce su chi ha preso i soldi pur potendo contare su una solida indennità parlamentare a 5 cifre.
Ma anche per chiarire le modalità di erogazione dei bonus, i controlli effettuati dall’istituto e la diffusione della notizia. L’annuncio dell’audizione ha prodotto ieri un’accelerazione di tutta la vicenda. La Lega ha informato in serata di avere sospeso i deputati Elena Murelli e Andrea Dara «dopo aver ascoltato e verificato le rispettive posizioni». «Pur non avendo violato alcuna legge è inopportuno che abbiano aderito a tale misura e per questo abbiamo deciso e condiviso con i diretti interessati il provvedimento della sospensione», ha detto il capogruppo leghista, Riccardo Molinari.
Il caso sta scuotendo i partiti coinvolti, ma anche l’Inps è sotto tiro. Una fonte di fibrillazione, a un mese dalle regionali e dal referendum sul taglio dei parlamentari, che ha indotto la Camera ad accelerare i tempi nel tentativo di spegnere le polemiche che hanno travolto i deputati e coinvolto migliaia fra consiglieri regionali e comunali. Esponenti politici (con redditi e situazioni molto diversi tra loro) che hanno chiesto il bonus da 600 euro (poi salito a 1.000) destinato a supportare le partite Iva in difficoltà per la pandemia e il lockdown.
Dei 5 deputati sospettati, due della Lega e uno dei Cinque stelle hanno preso l’indennità, mentre un altro leghista e un esponente di Italia Viva si sarebbero visti rigettare la domanda. Dopo il via libera del Garante della privacy, l’Inps aveva dato la sua disponibilità a comunicare al Parlamento i nomi. Così ieri il presidente della Camera, Roberto Fico, dopo aver vagliato altre modalità ha deciso di convocare l’audizione, di intesa con la presidenza della commissione Lavoro. «È la sede opportuna per fare chiarezza», ha commentato Fico, secondo il quale «i parlamentari che avrebbero chiesto il contributo dovrebbero scusarsi e restituire quanto percepito».
Ieri mattina, poi, l’autorità per la privacy ha aperto anche un’istruttoria sulla metodologia dell’Inps nel trattare i dati dei beneficiari e sulle informazioni diffuse al riguardo. In sostanza c’è da capire come sia uscita la notizia e come mai l’istituto abbia acceso i riflettori sui deputati e gli amministratori locali coinvolti, che possono essere criticabili sul piano politico ed etico, ma non hanno commesso una frode, dal momento che l’accesso al bonus era inizialmente incondizionato. Domande che certamente verranno rivolte a Tridico, che rischia una sorta di processo. A complicare le cose per lui c’è il fatto che non è solo un tecnico, ma è vicino ai 5s (fu indicato fra i possibili ministri ed è uno dei padri del reddito di cittadinanza).
La sospensione degli esponenti della Lega, una delle forze politiche più coinvolte anche sul piano locale, era stata preannunciata da Matteo Salvini, tornato a parlare dopo l’imbarazzo sulla vicenda: «Ho dato indicazione che chiunque abbia chiesto o incassato il bonus sia sospeso e, in caso di regionali imminenti, non ricandidato», ha affermato il leader del Carroccio che in casa sua deve fronteggiare la linea di rigore del governatore Zaia per i casi in Veneto. Salvini non chiede le dimissione di Tridico, ma lo attacca chiedendo come mai l’Inps «non è riuscita a pagare le casse integrazioni ma ha pagato 600 euro ai parlamentari». Canta vittoria Giorgia Meloni, secondo cui è stata «accolta la richiesta di Fdi di audire» il presidente Inps. Si annunciano scintille.