Elezioni Amministrative 2016...
I partiti tradizionali, Pd e Forza Italia, soffrono. Avanzano invece le forze antisistema o più populiste, come Lega e Fratelli d’Italia. Ma l’attenzione è concentrata soprattutto sul Movimento 5 Stelle, che porta a casa risultati alterni (non entusiasmanti a Milano), ma si conferma una forza consistente con la quale fare i conti. E’ il primo partito a Torino. Ed è eclatante il risultato di Roma, dove Virginia Raggi approfitta delle difficoltà dei partiti tradizionali per fare il pieno di voti. Se la Raggi diventasse sindaco di Roma sarebbe un primo passo per legittimare i 5 Stelle come forza politica di governo e non più solo di protesta o di opposizione.
«Non siamo contenti», dice Matteo Renzi. E in effetti i segnali non sono positivi per il Pd. A Roma Roberto Giachetti è riuscito ad andare al ballottaggio soprattutto a causa delle divisioni del centrodestra, ma resta improbabile una rimonta da Virginia Raggi. A Milano Giuseppe Sala è avanti di poco e rischia al secondo turno con Stefano Parisi. A Torino Piero Fassino non sfonda e a Napoli niente ballottaggio: Renzi ha annunciato il commissariamento del partito. Tutti segnali negativi, ai quali si aggiunge la rottura della tregua con la minoranza, che aspettava l’esito del voto. Roberto Speranza chiede «un segretario a tempo pieno« e si aspetta un cambio di rotta con l’abbandono dei verdiniani e una convergenza con la sinistra.
Roma è la città dove il Movimento 5 Stelle avanza di più. Non è un caso, visto che la città è precipitata da tempo in un baratro politico e amministrativo. Le inchieste di Mafia Capitale hanno scoperchiato un sistema di corruzione diffuso e la defenestrazione del sindaco Ignazio Marino è l’ultimo atto di un Pd che a Roma Fabrizio Barca ha definito a suo tempo «un partito pericoloso». Anche per questo Roberto Giachetti, pur godendo di molta stima personale, ha fatto fatica a recuperare voti. Nella «capitale morale» Milano, è testa a testa tra Pd e centrodestra. La parte più a sinistra della città evidentemente non ha visto nel renziano Sala un erede legittimo di Pisapia. E dall’altra parte Stefano Parisi è riuscito a tenere unita la coalizione, cosa che a Roma non è successa.
A Milano non c’è stato il sorpasso della Lega ai danni di Forza Italia. E il buon risultato di Parisi si deve attribuire anche al risultato sorprendente degli azzurri, che superano il 20 per cento, doppiando le previsioni. Molto male, invece, Forza Italia nelle altre città (Napoli e Bologna) e a Roma, dove Giorgia Meloni attacca: «Berlusconi è stato poco lucido, appoggiando Marchini ha tenuto in sella Renzi». Tra una Lega che non sfonda nel centrosud e una Forza Italia con Berlusconi sempre meno rilevante, il centrodestra ha bisogno urgentemente di trovare un nuovo assetto.
Due i candidati di rilievo a sinistra del Pd: Stefano Fassina, a Roma, e Giorgio Airaudo a Torino. Simili le percentuali di voto, intorno al 4 per cento. La sinistra, dunque, non sfonda ma dà segni di vita e crea qualche preoccupazione al Partito democratico. Non solo a Roma e Torino, ma anche a Bologna e Napoli. Il centrosinistra classico resiste solo a Milano, Trieste e Cagliari. Le prove di alleanza con i verdiniani (e di «partito della nazione») non sono andate bene: Napoli e Cosenza non vedono buoni risultati e il sostegno di Ala è destinato a rinfocolare le polemiche interne al Pd.