Direttore? No, grazie...
Era il 22 marzo 2011 quando "Lo spiffero" (testata giornalistica via web), pubblicava un articolo dal titolo:”Arriva Gino, l'amico di William: dirigerà Piemonte Parchi”. A detta del giornalista il collega regionale sarebbe stato nominato Direttore Responsabile di Piemonte Parchi grazie all’amicizia con l’allora Assessore.
Poco importa se si tenne un concorso interno con tanto di requisiti e graduatoria svolto dalla struttura tecnica regionale preposta, e che il collega risultò primo fra i partecipanti...
A seguito della denuncia penale al Tribunale di Torino intentata dallo stesso collega Gino nei confronti del dott. Bruno Babando direttore responsabile de "Lo Spiffero", la testata web ha dovuto pubblicare in questi giorni, sotto l’articolo incriminato, una “rettifica” che riportiamo qui integralmente:
Rettifica:
L’ing. Gino, in relazione al “Dicono al caffè”, pubblicato in data 22 marzo 2011, ritiene opportuno precisare che: è stato nominato Direttore di “Piemonte Parchi” – a seguito di regolare concorso interno indetto dalla struttura tecnica della Regione Piemonte – in virtù del possesso di tutti i requisiti richiesti dal bando stesso; nell’ambito di tale bando, è risultato essere l’unico concorrente a rivestire la carica di direttore di due testate giornalistiche attualmente in pubblicazione; inoltre risulta essere il solo ad avere pubblicato ben due libri in materia ambientale.
Ma il bello di tutta la questione sapete qual è?
Dopo la cessazione per quasi un anno della pubblicazione, con relativo ben servito a Gino nella sua qualità di Direttore Responsabile di Piemonte Parchi, le pubblicazioni della rivista regionale sono riprese solo sul web con un nuovo Direttore responsabile, nominato direttamente e senza ricerche di professionalità interne.
Ovviamente nel silenzio di quei sindacati che in passato avevano protestato vivacemente... ed anche dello “Lo Spiffero”. Strano no?
E pensare che per pubblicare Piemonte Parchi sul web è stata incaricata una azienda esterna... a costo zero? Vedete voi...
Chissà cosa ne pensa la Corte dei Conti?