Codice etico? Carta straccia...
A inizio legislatura Cota e Cattaneo hanno presentato in pompa magna le norme che dovrebbero regolare il comportamento dei consiglieri regionali. Impegni disattesi, come dimostra l'inchiesta sui rimborsi. La Cisal chiede di aprire un confronto
Ciò che sta capitando in Regione Piemonte non può venire relegato alla sola cronaca giudiziaria. Al di là dell’accertamento di eventuali reali, compito a cui attende la magistratura, i fatti emersi dalle indagini sull’uso dei fondi pubblici assegnati ai gruppi di Palazzo Lascaris devono aprire una profonda riflessione, che vada oltre le mura delle varie forze politiche in un confronto con la società, i copri intermedi, il sindacato. A partire dagli impegni, in larga parte disattesi, sottoscritti a suo tempo da tutti i consiglieri con la tanto strombazzata “Carta Etica”. È quanto chiede la Cisal in una lettera indirizzata al presidente della giunta Roberto Cota, al presidente del Consiglio Valerio Cattaneo e a tutti i capogruppo consiliari .
«L’esperienza ci insegna che talvolta la legge non basta ad assicurare comportamenti eticamente corretti – scrive nella missiva il segretario confederale Luigi Serra -. A volte si possono verificare casi in cui, pur nell'osservanza formale delle leggi, ci sono condotte che da punto di vista etico sono da censurare». Eppure proprio a inizio legislatura, ricorda il sindacalista, Cota presentando la “Carta etica della Regione Piemonte”, un vero e proprio Codice di condotta per accrescere la fiducia tra la classe politica ed i cittadini, dichiarava: “È la prima pietra di una casa comune migliore e risponde all’esigenza prioritaria che tra gli eletti e i candidati si affermino i principi etici. Aderirvi non costituisce un obbligo di legge, ma ciascun amministratore o candidato può sottoscriverla quale impegno personale di fronte alla collettività”.
Intenti nobilissimi. «Perché l’esigenza di una Carta etica? – si domanda Serra - Perché il Consiglio regionale e la Giunta Regionale intendevano perseguire una sempre maggiore: trasparenza, correttezza, legalità ed eticità dell’azione dei propri eletti o nominati a cariche pubbliche regionali».
E infatti gli impegni recitavano solennemente: “prevalenza dell’interesse generale su quello personale”; “rispetto della disciplina di bilancio e finanziaria”; “nessun utilizzo di risorse messe a disposizione dalla comunità per maggiorare spese”; “contenimento delle spese di funzionamento della pubblica amministrazione”.
Le cose, come si è visto, sono andate diversamente, e non solo sulla questione dei fondi. Per questa ragione, conclude Serra, la Cisal ritiene indispensabile avviare un confronto «sulla relazione presente tra trasparenza, correttezza, legalità ed eticità della situazione in essere».
Pubblicato sullo LO SPIFFERO - Sabato 18.03.2013.