Ciaone...

21.02.2017 22:07

Il giorno della scissione del Partito Democratico, dopo una settimana di accelerazioni e retromarce, è finalmente arrivato. Ad andarsene, però, sono solo i bersaniani – compreso l’ex candidato alla segreteria dei democratici Roberto Speranza – e Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana. Resta, invece, a sorpresa ma non troppo, Michele Emiliano, governatore della Puglia. Emiliano, anzi, ha ufficializzato la sua candidatura alla guida del partito durante la direzione che ha dato il via libera alla commissione che definirà regole e date del congresso e delle primarie. A differenza della mano tesa in assemblea, questa volta Emiliano si è scagliato contro l’ex segretario Matteo Renzi: “E’ il più soddisfatto della scissione” ha detto Emiliano, che ha deciso di essere stato a lungo di abbandonare il partito, ma di aver cambiato idea perché “questa è casa mia e nessuno mi può cacciare”. Ma il governatore parlava solo a direzione-314coloro che Renzi lo sostengono, perché l’ex presidente del Consiglio non si è presentato, preferendo un viaggio negli Stati Uniti. Emiliano ha difeso quelli che – solo per alcuni giorni, per dire il vero – sono stati suoi compagni di battaglia: con loro, sottolinea, abbiamo impedito che Renzi precipitasse il Paese nel voto anticipato, ma pur essendo “persone per bene di grande spessore umano e politico – continua Emiliano – sono state offese senza ragione da toni arroganti”.

 

Quello di Emiliano è parso proprio come un discorso da “inizio campagna congressuale”, visto che ha sfiorato anche un’analisi sugli anni di governo di Renzi, che l’ex sindaco di Bari ha definito “rampanti e sterili“. Cita anche il Che (“Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”), ma riceve il messaggino inacidito proprio di Speranza che sottolinea come Emiliano sia candidato, sì, ma nel “Partito di Renzi“, il modo con cui i tre anti-Renzi avevano definito il Pd in una nota congiunta. I bersaniani, in ogni caso, annunciano “un nuovo soggetto di centrosinistra“.

Ad ogni modo visto che Renzi non c’è a rispondere a Emiliano è il presidente e segretario reggente del Pd Matteo Orfini: “Qui nessuno vuole cacciare nessuno, nessuno è felice della scissione. Cerchiamo di eliminare dal dibattito e dal congresso argomenti che ci lacerano”. Orfini ha fatto un ulteriore appello a Rossi e Speranza, decisi nella loro scelta di abbandonare il partito, spiegando che quella commissione congressuale può essere integrata con i nomi degli altri aspiranti candidati alla segreteria: “Chiedo a chi ha fatto una scelta diversa di ripensarci penso ci siano condizioni per andare avanti insieme ed evitare addii. Il congresso serve a questo”. In realtà un bersaniano doc, Davide Zoggia, negli stessi minuti in cui si riuniva la direzione, ha scritto su facebook che “oggi inizia una nuova storia”, mentre Enrico Rossi ha più volte ribadito di “non essere un pagliaccio”, di aver preso la sua decisione. 

Anzi i principali collaboratori del governatore toscano – Mirko Tutino, assessore a Reggio Emilia, e Silvia Prodi, consigliera regionale e nipote del Professore – hanno già comunicato di abbandonare il partito.