Ciao Equitalia... ma piantatela!!!
Alla fine del 2015 il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha chiesto al Fmi e all'Ocse una valutazione dell'Amministrazione fiscale italiana, in vista di una sua riforma. Questi organismi, dopo una attenta istruttoria, hanno elaborato due rapporti con analisi e suggerimenti molto utili, anche per quanto riguarda il nostro sistema della riscossione.
Il messaggio è chiaro: la maggior parte dei problemi della riscossione sono legati non a Equitalia, ma alla normativa che ne regola l'operato. Questa normativa rende inefficiente, e per questa via talvolta inutilmente vessatoria per il contribuente, la riscossione. Il problema cruciale della inefficienza è la carenza di mezzi nelle mani del riscossore e una legislazione che non permette di distinguere adeguatamente chi è in una situazione di oggettiva difficoltà da chi vuole lucrare a spese della collettività.
Uno Stato che voglia continuare a svolgere le sue funzioni (finanziate dalle imposte che preleva sui cittadini) si deve dotare di strumenti che rendano efficace la riscossione di tutte le imposte e non solo di quelle dovute dai lavoratori dipendenti e dai pensionati sui propri redditi, che, essendo prelevate alla fonte, non si possono evadere.
La riscossione tramite Equitalia si è rivelata più efficiente e meno costosa rispetto a quella, tramite soggetti privati, che l'ha preceduta: la riscossione annuale media è più che raddoppiata e il costo per euro riscosso è passato dai circa 30 centesimi del 2005 a meno di 13 centesimi del 2015. Ciononostante, negli ultimi anni le riscossioni annuali dei crediti fiscali da parte di Equitalia sono nettamente al di sotto dei livelli massimi registrati nel 2010-2011, mentre il credito complessivo da riscuotere è cresciuto notevolmente.
Equitalia deve gestire 20.191.000 situazioni debitorie, di cui il 30% fondamentalmente inesigibili (dati al settembre 2015). Ma non può scegliere di dedicarsi prioritariamente ai 300.000 debitori cui è imputabile circa la metà del valore complessivo dei ruoli che deve lavorare. Non può scegliere, cioè, di attivarsi subito sui crediti di importo più rilevante e sui debitori con più disponibilità economica.
A seguito delle modifiche legislative introdotte negli ultimi anni, Equitalia ha incrementato notevolmente le rateizzazioni, ora concesse fino a un massimo di 120 rate (dieci anni, e non si decade fino a 5 rate non pagate). Fino a 60 mila euro di debiti, la rateizzazione è concessa automaticamente sulla base di una semplice auto-dichiarazione del contribuente che si dice in difficoltà, non si può quindi negarla neanche a chi avrebbe i mezzi per saldare immediatamente il proprio debito.
Equitalia non può accedere alle informazioni sulle consistenze dei conti correnti e dei depositi, in possesso dell'Agenzia delle entrate. Non può quindi valutare compiutamente la condizione economica del contribuente che chiede rateizzazioni per debiti anche superiori ai 60 mila euro.
I poteri di Equitalia per garantire la riscossione dei crediti tributari (es. il pignoramento di immobili), sono stati limitati progressivamente dallo stesso legislatore che ha ampliato, per esempio con il patto Marciano, la possibilità di pignorare da parte dei creditori privati come le banche.
Si è trattato di scelte introdotte per sostenere i debitori in difficoltà, specie negli anni della crisi, ma che hanno favorito l'estensione di un fenomeno molto preoccupante che gli osservatori internazionali chiamano "evasione da riscossione": il contribuente dichiara correttamente le imposte dovute, poi però non le versa. Sfrutta il tempo che passa per ottenere un finanziamento a tasso limitato da parte dello Stato. Quando arriva la richiesta di riscossione chiede la rateizzazione e ottiene quindi altri 7-10 anni di credito a basso costo. Nel frattempo, se può, occulta la sua ricchezza e rende il suo credito inesigibile.
Il fenomeno è in crescita: secondo la Corte dei Conti, le imposte dichiariate e non versate sono passate dai 10,7 miliardi del 2009 ai 15,8 miliardi del 2013, per aumentare ulteriormente in seguito.
Gli evasori da riscossione saranno ora premiati da un provvedimento che permetterà di pagare le imposte dovute senza interessi (avendo quindi ricevuto un prestito dallo Stato a tasso zero), senza sanzioni (l'avevano vista giusta) e lasciando a carico degli altri contribuenti gli oneri della riscossione.
Si tratta di un classico condono, che come tutti i condoni penalizza chi si è comportato correttamente, e pone seri dubbi sulla volontà di questo governo di contrastare l'evasione fiscale.
Una scelta che non solo non c'entra nulla con la cosiddetta "abolizione di Equitalia", ma che inoltre, invece che preludere a un nuovo modello di riscossione ispirato ai suggerimenti di Ocse e Fmi, li contraddice pienamente.