Brutta aria italiani...

28.03.2017 22:23

In Italia, ancor più che nel resto d'Europa, esattamente come negli anni '20 del secolo scorso, si respira un'aria mefitica.

Il disprezzo per le istituzioni, il dileggio per la politica e per quelli che ad essa si dedicano (a prescindere, direbbe Totò), la diffusa convinzione della inutilità della democrazia e l'esigenza dell'uomo forte, che ci guidi verso un futuro migliore. Il fastidio per le fatiche del dialogo, la noia per i ragionamenti troppo complessi, o semplicemente non riassumibili in un tweet. 

Lo squadrismo mediatico, l'uso di un linguaggio insultante e aggressivo.

E' un malessere diffuso, che scoraggia molti e che non ha anticorpi sufficienti.

E qui l'analogia con i tempi della crisi dell'Italietta liberale di cent'anni fa a me sembra inquietante. 

E' ovvio che mai un fenomeno si ripropone negli stessi termini. Ma è pericoloso sottovalutarlo.

Né vale spiegarlo con le buone ragioni che spingono verso il malcontento e la protesta. 

Correggere le iniquità o le inefficienze della nostra democrazia, reagire ai guasti di un liberismo senza contrappesi è cosa diversa dall'atteggiamento indulgente che ormai troppi hanno verso il populismo montante. 

Anche allora il fascismo era moderno, rispetto ai parrucconi liberali, anche allora i futuristi parlavano di velocità nuova, adatta a tempi nuovi, e anche allora alla base del fascismo, che fu vicenda complessa e non tutta da buttare, vi era l'emergere di nuovi ceti e un consenso popolare ampio, che comprendeva una parte non piccola di proletariato e ceti medi. 

Purtroppo si sa come andò a finire.

Oggi sono altri tempi, ma la democrazia è una creatura fragile, soprattutto in un paese come il nostro, e preoccuparsi è doveroso.

Difendere i principi fondamentali, evitando che vengano spazzati via come ferrivecchi, è ciò che molti non fanno più, per viltà o per opportunismo.

GLG