Brexit...
Il prossimo tassello del domino a cadere potrebbe essere l’Italia, dove si terrà un referendum a ottobre.
Il voto del Regno Unito di uscire dall’Unione Europea non solo romperà i legami tra il Regno Unito e l’Europa, e probabilmente tra Scozia e Inghilterra, ma ha il potenziale di distruggere l’eurozona. Al momento questo non è il problema principale. Ma è potenzialmente l’impatto maggiore. Sono convinto che le conseguenze della Brexit siano neutre o moderatamente negative per il Regno Unito ma devastanti per l’UE.
Il problema principale non è che altri paesi vorranno avere un referendum sull’UE. Il problema è più grave. Il prossimo referendum che si terrà nell’UE sarà in Italia ad ottobre. Non riguarda l’unione ma le riforme costituzionali di Matteo Renzi. Il presidente del consiglio italiano sta facendo una scommessa non meno rischiosa di quella di David Cameron.
Lui sta per chiedere agli italiani di accettare una serie di riforme per rendere più efficiente il loro sistema politico. Le proposte sono giuste, ma gli italiani vedono il referendum come un’opportunità per un voto contro il governo a metà legislatura. Renzi ha promesso di dimettersi se perde. Se lo farà, sarà un errore di giudizio monumentale, simile all’errore che ha fatto Cameron. I sondaggi di opinione hanno mostrato un leggero vantaggio per il Sì ma sono probabilmente inaffidabili quanto quelli del Regno Unito. I miei amici italiani mi dicono che Renzi potrebbe facilmente perdere, nel qual caso si dimetterà subito o aspetterà le elezioni anticipate all’inizio del 2017.
Le conseguenze della Brexit per l’Italia sono estremamente preoccupanti per tre ragioni. Primo, considerate l’impatto economico. L’economia dell’Italia è in una lenta ripresa dopo una lunga recessione. Il voto britannico avrà un effetto significativo sulla crescita dell’eurozona. Ma per l’Italia ciò significa un ritorno ad una percentuale di crescita al di sotto dell’1% o peggio.
Secondo, bisogna stare attenti alle banche italiane che sono terribilmente sottocapitalizzate. Un piano recente per ricapitalizzare il sistema si è rivelato una delusione. Le sole possibilità rimaste per salvarlo sono un programma sotto il Meccanismo europeo di stabilità, un’ancora di salvezza che Renzi sicuramente vorrà evitare, o la rottura di una lunga lista di regole dell’UE sulla politica della competizione e il salvataggio delle banche.
Terzo, e più importante di tutti, l’impatto politico di una sconfitta al referendum sarà disastroso. O Renzi mantiene la promessa di dimettersi, o dovrà zoppicare fino alle prossime elezioni. I dettagli tecnici dello scenario che prevarrebbe sono complessi ma il partito che ne beneficerà di più è il Movimento 5 Stelle, un partito populista anti-establishment. Beppe Grillo, il leader del partito, la settimana scorsa ha ribadito la necessità di un referendum per uscire dall’UE. Il risultato delle recenti elezioni comunali a Roma e a Torino ha mostrato che il partito di Grillo non va sottovalutato.
Le dinamiche politiche in Italia non sono molto diverse da quelle della Gran Bretagna. L’elettorato è di umore rivoltoso. Il paese non ha visto praticamente alcuna crescita della produttività dall’adesione all’euro nel 1999. La classe politica italiana fino a poco tempo fa non ha messo seriamente in conto la possibilità di perdere il referendum, proprio come la classe politica britannica fino allo scorso venerdì mattina. Ancora adesso non considera seriamente l’eventualità di una vittoria del Movimento 5 stelle, e sarà così fino fino a quando non accadrà.
Secondo me, questo risultato è probabile tanto quanto la possibilità che Renzi esca vittorioso da questo pasticcio. Gli italiani hanno buone ragioni per chiedere un cambiamento. Diversamente dalla Gran Bretagna, la disoccupazione in Italia è elevata. Il Governo Renzi non è riuscito a prendere le distanze dagli scandali di corruzione, e soprattutto, non è riuscito a raddrizzare la situazione economica del paese.
Un sondaggio del Pew Research Center sull’atteggiamento verso l’integrazione europea nei paesi membri più grandi suggerisce che gli italiani e i greci vedono più negativamente di tutti le politiche economiche dell’UE. Non ne sono sorpreso.
Né sono sorpreso che i cittadini abbiano iniziato a incolpare l’euro per i problemi economici. Un’uscita dell’Italia dalla moneta unica farebbe scattare un collasso totale dell’eurozona in brevissimo tempo.
Probabilmente porterebbe al più violento collasso economico della storia, peggiore della bancarotta del 2008 di Lehman Brothers e del crash di Wall Street del 1929. Ma il mio istinto mi dice che coloro che invocano l’uscita dell’Italia probabilmente pregustano la distruzione di tutto l’edificio.
Per prevenire tale calamità, i leader dell’UE dovrebbero seriamente prendere in considerazione di fare ciò che non sono riusciti a fare dal 2008: risolvere le molte crisi dell’unione piuttosto che andare avanti barcollando. E ciò significa avere un piano per l’unione politica dei paesi dell’eurozona.
La Gran Bretagna non è la causa di tutto questo. La colpa è dell’eurozona stessa e dei suoi leader assurdamente deboli. Ma la Brexit potrebbe rivelarsi l’inizio della fine.
[Articolo originale "Italy may be the next domino to fall" di Wolfgang Münchau]