Bisogna sapere...

26.02.2014 12:15

Che cos’è la spesa pubblica?

La spesa pubblica, in economia, indica il complesso di denaro di provenienza pubblica che viene utilizzato dallo Stato in beni pubblici e/o servizi pubblici finalizzati al perseguimento di fini pubblici, indipendentemente dalla natura (pubblica o privata) dell'obbligazione che ne è titolo. Si tratta dunque delle uscite da parte dello Stato e dunque una voce di passività all'interno del bilancio dello Stato.

Tra le principali voci di bilancio di spesa pubblica si ritrovano:

  • spesa per copertura e interessi sul debito pubblico in scadenza;
  • spesa per servizi pubblici primari o essenziali quali infrastrutture pubbliche e trasporti;
  • spesa per i servizi pubblici offerti al cittadino dalla pubblica amministrazione (es. governo, parlamento, ministeri, tribunali, regioni, province, comuni,  Aziende sanitarie, comunità montane);
  • spesa per pubblica istruzione, spesa assistenziale (sanità pubblica) e previdenziale (e relativi enti quali INAIL, INPS, INPDAP) (spesa sociale).
  • spesa per armamenti, difesa militare e pubblica sicurezza interna;
  • spesa per finanziamento di ricerca e sviluppo scientifico-tecnologico dei rispettivi enti pubblici di ricerca (Università, CNR, ENEA, INFN, INAF, INGV ecc.).
  • spesa per finanziamento, gestione e manutenzione di beni artistici e culturali, proprietà statali ecc.
  • spese per eventuali disastri, calamità naturali e ambientali.
  • spesa per servizio pubblico radiotelevisivo;

Che cos’è ed a quanto ammonta il debito pubblico?

La definizione che Bankitalia dà del debito pubblico, partendo dall’articolo 104 del Trattato di Maastricht sulla Ue del 1992, è “la somma delle passività” di uno Stato membro in tre categorie di strumenti finanziari: biglietti, monete e depositi; titoli diversi dalle azioni con esclusione degli strumenti finanziari derivati (i titoli di Stato) e prestiti. A novembre 2013 il debito ha raggiunto la cifra record di 2.104 miliardi di euro, anche se a dicembre secondo Via Nazionale dovrebbe essersi “fortemente ridotto” alla luce del “consistente avanzo e del netto calo delle disponibilità liquide del Tesoro”.

Come è composto?

titoli pubblici da rimborsare (a breve, medio e lungo termine) a fine novembre 2013 ammontavano a 1.779 miliardi. La vita media residua del debito si è abbassata dai 7,5 anni del 2011 ai 6,8 di fine novembre 2013. Gli altri 325 miliardi derivano da valute e depositi (153 miliardi), dai prestiti ricevuti da banche e altre istituzioni finanziarie (128 miliardi di euro) e da altre passività, tra cui quelle che derivano dai trasferimenti al Fondo europeo salva Stati Efsf (33 miliardi).

Chi ha in mano il debito pubblico italiano?

Tra il 2011 e il 2012 la quota del debito italiano in mano estera è scesa da 721 a 663 miliardi, per poi tornare a salire a 693 miliardi a ottobre 2013 (ultimo dato disponibile). Quindi è circa un terzo del totale di 2.085 miliardi di euro. Un altro terzo è in mano alle banche italiane che possiedono 667 miliardi di euro dei debiti dello stato, seguono le altre istituzioni finanziarie, come leassicurazioni (387 miliardi). Cifre alle quali vanno aggiunti i 99 miliardi che erano in mano allaBanca d’Italia alla fine dello stesso mesi di ottobre. Gli italiani e le imprese di casa nostra, infine, ne avevano per quasi 200 miliardi di euro.

Quanto spende lo Stato?

Dal 2011 al 2012 le spese correnti, quelle per mandare avanti la baracca (sanità, scuola, politica, forze armate, forze dell’ordine, etc.) sono aumentate di circa 10 miliardi di euro, passando da 459,1 a 469,3 miliardi di euro, nonostante le entrate tributarie  nello stesso periodo siano cresciute passando da 402 a 409 miliardi. Le spese in conto capitale, quelle per gli investimenti che fanno ripartire l’economia, sono invece diminuite di circa 2 miliardi. E i tagli dove vanno a finire? La quota del debito delle amministrazioni locali è scesa a 109 miliardi  (dato registrato a novembre 2013) dai 118 miliardi di euro del 2011, quella delle amministrazioni centrali nello stesso periodo è invece salita passando da 1.798 a 2.004 miliardi.

Eppure lo Stato centrale sembra continuare a succhiare soldi: il fabbisogno nel 2012 è passato da 62 a 68 miliardi, invece quello delle amministrazioni locali in un anno è passato da 1,5 a -2,3 miliardi. Tuttavia, a guardare bene non è il centro a spendere e la periferia a tagliare: alla formazione del fabbisogno delle amministrazioni centrali concorrono, infatti, anche le transazioni con gli altri enti delle amministrazioni pubbliche, compresi quindi gli enti locali. Il fabbisogno delle amministrazioni locali e degli enti previdenziali, dunque, riflette necessità di finanziamento aggiuntive rispetto a quelle coperte dai trasferimenti statali.